Mi appresto a scrivere con una certa “ansia da prestazione”, se così può esser definita, perché l’argomento che sta per essere trattato è uno di quelli difficili. Di quelli complessi, in cui niente è bianco o nero. È uno di quei temi che la generazione 2.0 – me compresa, ben s’intenda – rischia di bypassare e relegare in un qualche proprio cantuccio della memoria. Ed è di Memoria che si sta per parlare: collettiva, storica, ma pur sempre memoria. Bisogna indossare i guanti, indorare la pillola e battersi il petto sussurrando mea culpa? No, non è questo ciò che ci viene richiesto. È necessario, piuttosto, perdere qualsivoglia ampollosità e, se filosoficamente si vuol parlare, accettare che il male non sia stata e non sia un’entità astratta, checché sia il proprio credo personale: il male si personificò in quei milioni di uomini (e donne) che al grido di “Heil Hitler!” diventarono il braccio destro della tortura e della morte. Continua a leggere →
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